giovedì 1 marzo 2007

Le Finzioni di Borges

Finzioni.
Titolo semplice, e non poteva essere diversamente, per un insieme di racconti complessi, criptici, articolati su mille sfaccettature e molteplici significati che, volutamente, s'intersecano.
E' un cofanetto di razionali follie, questo vaso di Pandora di fantasie che ci spiazzano perché verosimili.

In realtà siamo di fronte a qualcosa che è continuamente sospeso tra le iperboli di un ascetismo scientifico (che nessuna strada vuole lasciare intentata, nessuna possibilità esente dalla sua sconvolgente indagine) ed il gusto, quasi un bisogno tanto disperato quanto umano, di costruire liberamente tutto ciò che la nostra mente e la nostra sensibilità sono in grado di creare, senza vincoli né limiti che non siano quelli delle proprie capacità, del proprio "genio".

Ed ecco allora il termine Finzioni (traduzione letterale, non a caso, di "Ficciones").

Come si fa ad inventare? Il metodo più efficace consiste nel non inventare: basta guardarsi dentro. Non c'è nulla di più stupefacente dei nostri dubbi quando si mescolano alle nostre fantasie: è ciò che di più diretto possa esserci, non si corre il rischio di creare finzioni che sanno d'artefatto, finzioni nel senso peggiore del termine. L'abilità letteraria, il genio artistico, risiedono nel modo mediante il quale questi stupori da noi stessi creati vanno ad essere rappresentati: ognuno di noi ha le sue finzioni purissime, ma pochi (e tra questi c'è Borges) sanno rappresentarle degnamente.

Nella rappresentazione Borges sceglie di prediligere gli assillanti temi che gli sono più congeniali: la lingua, innanzitutto. Lingua qui intesa come lo specifico codice scelto per tramandare i pensieri e le conoscenze o meglio, e questo è tremendamente il fulcro del tanto fertile dilemma, uno degli innumerevoli modi possibili. Questa riflessione, di per sé non originale in senso assoluto, ha portato Borges a costruire degli originalissimi voli pindarici che ci levano in una dimensione a noi ignota (che però emana un forte senso di dejà-vu) ed infine ci riportano a terra lasciandoci la sensazione di un viaggio che vorremmo superfluo ma che sentiamo inevitabile. Ciò soprattutto nei racconti "Tlôn, Uqbar, Orbis Tertius" e "La biblioteca di Babele".

Altri temi, non così dissimili, gravitano intorno al fascino misterioso, e al tempo stesso verosimile, della circolarità, della simmetria. Ciò fa da corollario alle ripetute insinuazioni che il nostro modo di pensare la realtà, anche nelle forme più pure e irrefutabili di ragionamento, sia solo una delle forme possibili e perciò precaria, non definitiva e priva di quel senso di pace (forse noiosa?) che dà la certezza.
Per fortuna è così, per fortuna esistono autori come Borges che sanno rivelare quest'infinita fonte di "invenzioni" attingendovi misuratamente, follemente.

2 commenti:

epursimuove ha detto...

Devo ammettere che le tue recensioni danno una bella batostata al mio orgoglio, poichè mi fanno sentire degno membro degli italiani che leggono poco e male.
I miei complimenti, entri così profondamente nei meandri della materia letterale che le tue recensioni sembrano quasi fuori luogo in questo blog (avrai notato che nessuno ha il coraggio di fare commenti e neanche io ci provo).
Hai un talento critico notevole, so che sei un ingegnere e mi vien da pensare che anche la tua vita è divisa tra iperboli di un ascetismo scientifico e il gusto, il piacere di provare esperienze irrazionali in cui i sensi dominano sulla ragione.
Saluti

Fame di fama ha detto...

Ti ringrazio tanto, anche se hai esagerato: a volte sono così contorto che non mi capisco nemmeno io!
Il fatto è che quando finisco un libro mi resta addosso un po' di malinconia che riesco a scrollarmi di dosso solo "giocando" a scrivere recensioni.
Sul fatto di pubblicarle sul blog, ci ho pensato a lungo: all'inizio ero contrario, poi per pigrizia le ho buttate lì, senza nemmeno "arrangiarle". Per le prossime, mi riprometto quantomeno di fare un lavoro di sintesi!
Comunque, complimenti per averla letta fino in fondo: io mi sarei stufato prima!