giovedì 15 gennaio 2009

GAZA CITY 2

Anche oggi sono una donna di Gaza. Sembra che questa visita un po' metafisica non abbia fine. Sto sognando? Sogno, ora, che sono qui, in questo inferno appiccicaticcio e freddo? O sogno quando mi affido alla certezza, che sento, viva, dentro, di avere un altrove, dove andare, dove vivere? Sin da piccola mi perdo nel gioco della realtà parallela, del sogno nel sogno, che è dentro un altro sogno....all'infinito. E' un gioco che m'inebria e, a volte, mi fa capire meglio chi sono. Lo conoscete, vero? Anche il puzzo di morte m'inebria, come una droga. E la confusione, la polvere, il brulichio disperato di miei simili che si sbattono. Il dolore e le grida. La rabbia. La rabbia è il primo mezzo umano che ho per reagire, perché non posso sempre sognare. E, a volte, mi scuoto e m'indigno anch'io. Esco e mi unisco al coro. Purtroppo non posso agire veramente. Sono donna, e sola. Ma ho i figli. Sangue del mio sangue. Io e i miei figli ce ne stiamo al riparo, tutto il giorno e tutta la notte. Le provviste che avevo messo da parte sono sufficienti. Basteranno. Lo sappiamo tutti che finirà presto questo finimondo, oppure finirà il mondo. Perché non siamo soli. Anche se ci lasciate sempre, soli. Presto ci sarà la tregua. Per noi. Per voi. Poi ricomincerà. Tra qualche anno. Ora i ragazzi sono piccoli e non ancora pronti. Sangue del mio sangue. Me li abbraccio. Li amo. Ma il loro destino è segnato piu' del mio. Lo sapete. Dovranno combattere. Non c'è scelta. Per ora li allevo, piccole larve indifese. Li nutro e li educo. Presto arriverà il tempo della metamorfosi, diventeranno soldati. Il loro padre era pacifista, quel fesso. Ed è morto. Lo stesso.
Anche oggi sono una donna di Gaza. La potenza della rabbia scema veloce, non ho piu'voglia di parlare, ripiombo nel sogno. Regalatemi un altro sogno, quelli si che finiscono. Davvero.

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