martedì 5 giugno 2007

Il postino XII

Antonio passò a casa prima di andare a prendere Paola.
Una doccia veloce, un paio di toast ed era pronto ad uscire.

Mentre s'infilava la giacca squillò il telefono. Antonio per un attimo pensò di non rispondere temendo che potesse essere uno scocciatore qualsiasi che gli avrebbe fatto perdere minuti preziosi; poi però la curiosità prevalse e afferrò la cornetta.
"Pronto?"
"Hello! Qui è Gasparre che parla! Scommetto che tu sei Antonio."
L'unica cosa che Antonio riuscì a replicare fu un "Ehh?!" di stupore misto a fastidio per il fatto di non riuscire a riconoscere quella voce dal forte accento straniero che però gli sembrava in qualche modo familiare.
Allora Gasparre riprese:
"Antonio, so che tu non ricordi me. Potrei parlarti di una famosa estate a Borgomarino, ma sarebbe inutile e ora non è importante. Potrei chiederti se vedi dei quadri intorno a te ma tu non ci cascheresti. Allora ti chiedo di dire tu a me cosa è importante in questo momento".
"Ma che cav.."
"No, Antonio, non devi dirmelo subito. Pensa. Poi mi parlerai. Ma non aspettare troppo. Sai che non c'è molto tempo."
"Scusa, ma chi sei? Oh, pronto? Matto, dico a te!"
Ma Gasparre aveva già attaccato.

Antonio s'involò per le scale dopo aver sbattuto la porta. Era innervosito dalla telefonata di quell'idiota anche se, gli costava ammetterlo, non riusciva a non riflettere sul significato di quelle astrusità.
Arrivato in macchina, stette qualche secondo seduto immobile sul sedile senza accendere il motore. Fece uno sforzo immane per capire chi fosse quell'uomo o almeno quale figura gli potesse ricordare. Gli suonava dannatamente conosciuto e al tempo stesso lontanissimo.
S'impose di scacciar via quei pensieri sciocchi e li allontanò facendo il gesto con la mano di chi vuole allontanare da sè qualcosa.
Poi mise in moto e partì veloce: era già in ritardo con Paola.

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