mercoledì 13 giugno 2007

Zuppa di cascigni e fagioli

Protagonista di questa semplice preparazione è il taràssaco che in Abruzzo chiamiamo cascigno o meglio "li cascigne".

1. Pulire e lessare i cascigni; indi scolarli e insaporirli in un soffritto di aglio e peperoncino preferibilmente in un largo tegame di coccio;
2. Versare una pari o comunque proporzionata quantità di fagioli borlotti, precedentemente lessati o in alternativa usare quelli in barattolo;
3.
Insaporire il tutto aggiungendo un mestolo di acqua di cottura di cascigni e una di fagioli;

4.Completare la cottura a fiamma vivace per 5/6 minuti
La zuppa si accompagna preferibilmente con pane integrale; la tradizione contadina la vuole associata alla pizza di farina di mais (la cosiddetta pizze di randinie, cioè di grano d' India); provare per credere...

Il cascigno, può finire in un saporito minestrone insieme alle altre cicorie spontanee (
spranie, casselle, rapacciole di cui non conosco il termine italiano) oppure nel riso e cicoria, sostituendo egregiamente la cicoria del fruttivendolo. La sua acqua di cottura può essere la base di un consommé arricchito da cubetti di pane raffermo soffritto secondo le nostre usanze regionali;
molto semplicemente può essere consumato crudo nelle insalate miste...Le radici possono essere usate per tisane depurative.... Be' ...potrei continuare all' infinito, ma mi fermo qui...

A conclusione del largo impiego di questa erbacea spontanea nelle mie preparazioni culinarie da fine inverno a tarda primavera (in estate è un po' troppo dura e amara), vorrei spendere due parole in omaggio alla sue proprietà benefiche: depura e rinvigorisce la funzionalità di stomaco, fegato e pancreas; riduce gli effetti negativi dell' invecchiamento grazie alle potenti sostanze antiossidanti che combattono i radicali liberi.

Attecchisce praticamente dappertutto, prediligendo i bordi dei sentieri, quasi ad aiutarci ad essere trovata; più ne prendi e più ce ne ritrovi alla passeggiata successiva, a testimonianza della generosità della terra che si esprime maggiormente nei suoi frutti spontanei.
Concludo questa ode al cascigno con una frase del medico Ippocrate (400 a. C):

"Fa' che il tuo cibo sia la medicina, e che la Medicina sia il tuo cibo…"
massima preziosa di cui il cascigno è solo uno degli innumerevoli esempi ...

3 commenti:

Carlo lo spoltorese ha detto...

Che asso ragazzi!!!!!!!
Graziegraziana!!!!! Però.........

1) Si cucina da fine inverno a primavera inoltrata poichè i nostri contadini avevano finito le scorte di tutto, le uniche cosa che rimanevano erano:
i fagioli conservati nelle bottiglie e lu "randinie" (Granoturco) che veniva sempre conservato poichè era un toccasana per i volatili da cortile (Galline, papere ecc.)quindi non doveva mai mancare nei barili delle case.

2)Oggigiorno evitate di raccogliere i Cacigni a valle di campi di grano o peggio ancora su campi di grano appena mietuti, sarebbero imbevuti di pesticidi e disserbanti.

Graziana ha detto...

Hai sicuramente ragione Carlo... Nella cultura contadina i cascigni erano dei riempitivi rispetto alle arche vuote(arche = madie: il primo termine, seppure dialettale, si confà allo stile parsimonioso e temperato dei contadini abruzzesi)

A dirla tutta, i prodotti spontanei aiutavano a scongiurare lo svuotamento completo degli stipiti .. non posso dimenticare talune colazioni estive di mezza mattina, a base di pane e olio con prosciutto e pecorino conservati sott' olio di oliva ... sapori da re ;-)

Carlo, la scala reale,oramai è un dato di fatto, nei discorsi culinari è sempre tua :-)
mi ero dimenticata completamente della fondamentale precisazione di cui al tuo punto 2... Grazie per averla condivisa! Buona giornata!

epursimuove ha detto...

A me se si parla di cannilicchie, ciucculitte e paparazze mi sento un perito, ma di cacigne, misticanze ed asparagi sono uno che apprezza tali prodotti delle nostre terre, ma in mezzo ad un campo .... mi perdo e mi piacerebbe che qualcuno mi insegnasse.