Rischio di parafrasare quanto già egregiamente esposto da Epursimuove, ma un piccolo contributo personale, in ricordo di quello che questa grande festa è ed è stata, lo sento doveroso: non sono pescarese di nascita, ma la città di Pescara mi ha accolta come una tenerissima madre adottiva fin dalla mia prima infanzia, confondendomi tra i suoi figli legittimi. Qui sono cresciuta, realizzandomi nella vita privata e e in quella lavorativa.
Ho conosciuto la gente di mare molto da vicino e fin dagli ultimi anni "50 ho potuto toccare con mano i momenti forti di questa festa. I protagonisti del mare la idearono in onore del loro Protettore, facendo emergere i forti vincoli di appartenenza ad un gruppo ben coeso.
Tutto è stato tenacemente voluto dalla gente del mare: non solo i festeggiamenti, ma anche l' ubicazione del Santo: dalla prima piccola chiesa all' attuale parrocchia sita in via del Concilio, nel senso che tutto è nato dal loro contributo voluto, concreto e continuativo.
Per quello che ho appreso da fonti orali, il primo comitato della festa di Sant' Andrea, era costituito dai "parzinevoli" più facoltosi (proprietari di barche) ; il rispetto o, se vogliamo, quel senso di sudditanza che incutevano tra i più semplici ma non meno valorosi marinai, era garanzia della riuscita dell' organizzazione stessa [della serie: dove ci sta troppe alle, n' nzi fa mai jurne (dove ci sono troppi galli non si fa mai giorno)].
I giochi acquatici hanno fatto a lungo da padroni: mi riferisco alla gara dei battelli e della cuccagna.
Una moltitudine appassionata, incurante delle sferzate roventi dei raggi del sole, gremiva le due sponde del fiume Pescara: ogni gruppo incitava e tesseva le lodi del suo rappresentante. Gli equipaggi dei battelli, cercavano strenuamente di neutralizzare la corrente per guadagnarsi lo stendardo della vittoria, tra il proclamo e lo scroscio degli applausi.
La cuccagna: il sorteggio della barca, il posizionamento, la decisione dell' ordine tra i concorrenti per la risalita del palo, erano uno spettacolo nello spettacolo.
Il premio per il vincitore: una bottiglia di liquore o un indumento, correggetemi se sbaglio...
Ma non erano i premi, puramente simbolici, a giustificare le ripetute cadute nelle acque gelide e i colpi inflitti dal palo stesso durante la caduta. La tenacia, il coraggio, il vigore autentico, la gratificazione nel compiacere amici, parenti e cittadinanza: queste erano le motivazioni.
Questi giochi li ho ammirati fino agli anni '70, poi lentamente e inesorabilmente si sono conclusi, unitamente alla gara dei sacchi e alla 'corse de li maccarune', a testimonianza del tramonto di un periodo socio-economico e culturale post bellico.
Il perché e il percome di questo declino, non è semplice da esprimere in poche parole, mi limito a considerare che i cambiamenti epocali, con tutte le variabili annesse e connesse hanno modificato anche le attrattive e le modalità del divertimento.
Resta da difendere e trasmettere alle nuove generazioni quello che di una tradizione resta, magari arricchita di nuovi valori, nei modi descritti da fraNcesco: partecipazione attiva e coinvolgimento emotivo.
martedì 31 luglio 2007
Sant' Andrea. C' era ... una volta
Etichetta: * Graziana, Tradizioni popolari
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Andiamo a lavorare per vivere.
Siamo "obbligati" a lavorare.
E ci andiamo.
Ma quando dobbiamo fare qualcosa che non interessa il portafoglio, non sentiamo nessun obbligo.
Quando capiremo che con i soldi non solo non possiamo comprare tutto, ma addirittura niente?
Posta un commento